NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINONumero 411 del 31 marzo 2008Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricercaper la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenzaDirettore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.itSommario di questo numero:1. Benito D'Ippolito: Di Anna Bravo ascoltando le parole2. Maria G. Di Rienzo: Una bambina afgana3. Da una lettera di Margite a un amico e maestro suo colendissimo4. Luciano Benini: Tibet. Una proposta di azione nonviolenta5. Giulio Vittorangeli: 70.000 firme per l'Italia libera da armi nucleari6. A Verona il 3 aprile7. Ugo Mattei: Alcune note critiche sulla nozione di "proprieta' privata"8. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento9. La "Carta" del Movimento Nonviolento10. Per saperne di piu'1. MAESTRE. BENITO D'IPPOLITO: DI ANNA BRAVO ASCOLTANDO LE PAROLE[Anna Bravo, storica e docente universitaria, vive e lavora a Torino, doveha insegnato Storia sociale. Si occupa di storia delle donne, dideportazione e genocidio, resistenza armata e resistenza civile, cultura deigruppi non omogenei, storia orale; su questi temi ha anche partecipato aconvegni nazionali e internazionali. Ha fatto parte del comitato scientificoche ha diretto la raccolta delle storie di vita promossa dall'Aned(Associazione nazionale ex-deportati) del Piemonte; fa parte della Societa'italiana delle storiche, e dei comitati scientifici dell'Istituto storicodella Resistenza in Piemonte, della Fondazione Alexander Langer e di altreistituzioni culturali. Luminosa figura della nonviolenza in cammino, dellaforza della verita'. Opere di Anna Bravo: (con Daniele Jalla), La vitaoffesa, Angeli, Milano 1986; Donne e uomini nelle guerre mondiali, Laterza,
Roma-Bari 1991; (con Daniele Jalla), Una misura onesta. Gli scritti dimemoria della deportazione dall'Italia, Angeli, Milano 1994; (con AnnaMaria Bruzzone), In guerra senza armi. Storie di donne 1940-1945, Laterza,Roma-Bari 1995, 2000; (con Lucetta Scaraffia), Donne del novecento, LiberalLibri, 1999; (con Anna Foa e Lucetta Scaraffia), I fili della memoria.Uomini e donne nella storia, Laterza, Roma-Bari 2000; (con MargheritaPelaja, Alessandra Pescarolo, Lucetta Scaraffia), Storia sociale delle donnenell'Italia contemporanea, Laterza, Roma-Bari 2001; Il fotoromanzo, IlMulino, Bologna 2003]E improvviso un raggio di lucerompe talora queste grevi tenebre.Come la voce di Anna Bravo, un'oasisenza di cui non altro che deserto.Come la voce di Anna Bravo, specchioche splendida riflette intera integral'umanita'.2. EDITORIALE. MARIA G. DI RIENZO: UNA BAMBINA AFGANA[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59@libero.it) perquesto intervento.Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio;prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, narratrice,regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerchestoriche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economicadell'Universita' di Sydney (Australia); e' impegnata nel movimento delledonne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa deidiritti umani, per la pace e la nonviolenza. Con Michele Boato e MaoValpiana ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare comedonne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturital'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete didonne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Tra le opere
di Maria G. Di Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti,Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senzavelo. Donne nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli2005. Un piu' ampio profilo di Maria G. Di Rienzo in forma di intervista e'in "Notizie minime della nonviolenza" n. 81]Ciao, sono una bambina di otto anni e vivo in un paese chiamato Afghanistan.Due anni fa mi hanno fatto sposare un uomo piu' vecchio di mio padre, la miamamma non c'e' piu' e lui ha i miei fratellini a cui badare cosi' il prezzoche gli hanno pagato per me consentira' alla mia famiglia di sopravvivere.Il mio non e' un caso raro, il 57% delle ragazze in Afghanistan si sposanosotto i 16 anni per ragioni identiche alle mie. Avrei voluto imparare aleggere e scrivere ma mia sorella, che era maggiore di me di un anno, e'morta quando hanno assalito la scuola e da allora nessuna bambina nel miovillaggio si arrischia piu' ad andarci. Solo il 5% delle ragazze afganefrequenta la scuola secondaria. Non sapevo bene cosa volesse dire essere unamoglie, pensavo che si dovesse essere piu' grandi. I miei nuovi parenti mihanno fatto molto male, non solo mio marito, ma anche questo non e'inconsueto: l'87% delle donne afgane soffre per quelle che chiamano violenzadomestica e violenza sessuale. Io non so ancora cosa significano questeparole, ma ho gia' sperimentato tutte e due. Piango ogni notte. Ho chiestodi poter andare a trovare la mia famiglia, ma me lo proibiscono, dicono:"Abbiamo pagato per te, 800 euro, il salario di tre anni per un uomo. Adessodevi lavorare e stare zitta". A volte sono cosi' stanca che mi addormento inpiedi. Quando mi picchiano penso che voglio morire. Ma forse mendicaredev'essere peggio: trent'anni di guerra hanno lasciato nel mio paese piu' diun milione di vedove, donne che non hanno diritti da reclamare e chiedono la
carita' per le strade assieme agli orfani.Una mia amica adulta che vive in Italia, il vostro paese, mi manda a diretramite altre amiche grandi di non disperare. Non vuole che io muoia. Io nonlo so, e lei non me lo dice, ma l'Afghanistan e' l'unico luogo al mondo incui il tasso di suicidi femminili e' piu' alto di quello maschile. Io non loso quel che proclamavate piu' di sei anni fa, mostrando la foto di mia madresoffocata nel burqa prima che morisse soffocate dalle macerie di unbombardamento, ma le mie amiche si': abbiamo liberato le donne afgane. Oggimostrate le foto delle mie zie nello stesso burqa e glissate: indossanoabiti tradizionali. Ma che e' una bugia saprei dirvelo anch'io che sono solouna bambina, perche' le mie nonne non l'hanno mai indossato, e le loro madrinemmeno. La mia amica italiana ha appena ricevuto le mie ultime notiziedalle altre amiche, assieme alle immagini di una ragazza non molto piu'vecchia di me, che per sfuggire al suo matrimonio imposto si e' data fuoco.E' sopravvissuta, ma le sue non sono immagini adatte ad una bambina, persinoad una bambina afgana come me che ha gia' visto troppe cose brutte.Non credo che mi lasceranno piu' tornare a casa, ma almeno adesso ci sonoqueste donne, le mie amiche, che sono venute nel mio nuovo villaggio adinsegnare che la religione non vuole che le bambine siano trattate come sonotrattata io, e che l'abuso sessuale e' sbagliato: hanno persino convinto ilmullah, che prima mi faceva paura, ma adesso qualche volta sorride. Mi hannoinsegnato questa cosa, che si chiama "diritti umani", e significa che io hoil diritto di vivere e di andare a scuola, e di non essere picchiata,proprio come le vostre bambine italiane.E parlando di diritti, credo che la mia amica italiana pensi proprio che isuoi connazionali non abbiano nessun diritto di fare quello che fanno nelmio paese. Forse, se riesco a crescere, se non mi uccido io o se non mi
uccide mio marito, o se non mi uccidono i talebani, o i signori dellaguerra, o gli eserciti stranieri, potro' liberarmi di questo matrimonioforzato. Forse potro' andare a trovarla. Sempre che non mi caccino allevostre frontiere. Voi pero' quelle afgane le avete trovate aperte.Pensate a me, qualche volta.Firmato: una bambina afgana.3. EPISTOLARI. DA UNA LETTERA DI MARGITE A UN AMICO E MAESTRO SUOCOLENDISSIMO... Quanto alle mie opinioni sulla guerra afgana e sui responsabili dellapartecipazione militare italiana ad essa, provo a compendiarle nelle righeche seguono.Non pretendo affatto che si sia tutti amici della nonviolenza.Chiedo soltanto che chi governa in forza della Costituzione ed avendo adessa giurata fedelta' rispetti il giuramento fatto, rispetti la legge inforza di cui governa.Ovvero: chiedo che avendo il potere di fare le leggi si legiferi per salvarele vite anziche' per sopprimerle. Ovvero si rispetti la legge che proibiscel'omicidio.Ed aver reiteratamente deliberato in Consiglio dei Ministri e in Parlamentola partecipazione ovvero la prosecuzione della partecipazione militareitaliana alla guerra afgana in violazione del diritto internazionale e dellalegalita' costituzionale, ebbene, mi sembra che costituisca uno scandalo eun crimine inaccettabili sia de jure che de facto.Chiedo solo che chi e' investito dell'esercizio di pubblici poteri adempiaal suo compito nel rispetto delle leggi e nel rispetto di quel basilarediritto umano che ad ogni essere umano inerisce e tutti gli altri dirittifonda: il diritto a non essere uccisi.Non mi sembra di chiedere la luna.Quanto al definire assassino chi con la sua consapevole azione direttamentecontribuisce a far morire delle persone trovo che la cosa orribile sia farmorire delle persone, non constatare e denunciare il crimine usando iltermine che ad esso crimine si attaglia.
Tutto qui. Ovviamente e' solo il mio punto di vista. Ma e' davvero il miopunto di vista. Meditato, addolorato, e quindi anche indignato, certo.4. INIZIATIVE. LUCIANO BENINI: TIBET. UNA PROPOSTA DI AZIONE NONVIOLENTA[Ringraziamo Luciano Benini (per contatti: luciano.benini@tin.it) per avercimesso a disposizione questa proposta avanzata alla segreteria del MovimentoInternazionale della Riconciliazione (in sigla: Mir - una delle grandiesperienze organizzate della nonviolenza).Luciano Benini, gia' presidente e attualmente vicepresidente del MovimentoInternazionale della Riconciliazione (Mir-Ifor), responsabile della Scuoladi pace di Fano, da sempre impegnato in molte attivita' e iniziative di pacee di solidarieta', per l'ambiente e per i diritti umani, apprezzatissimopubblico amministratore, e' una delle persone piu' prestigiose dei movimentinonviolenti in Italia]L'occasione delle Olimpiadi in Cina deve diventare occasione per faremergere le responsabilita' cinesi sulla situazione in Tibet. Una propostanonviolenta che mi sembra potrebbe avere grande efficacia e visibilita' e'questa.Il Movimento Internazionale della Riconciliazione mandi una lettera al Coni,e per conoscenza ai mezzi di formazione e ad alcune associazioni comeAmnesty International, Movimento Nonviolento, Pax Christi, Caritas, ecc.,chiedendo che il Coni porti a conoscenza di tutti gli atleti italiani cheandranno alle olimpiadi di Pechino la grave situazione nel Tibet, proponendoloro, o almeno facendo sapere loro, di mettere in atto una semplice azionenonviolenta: prima di iniziare la loro gara a Pechino, incrocino davantialla testa i pugni chiusi come segno per ricordare al mondo la gravesituazione dei diritti umani nel Tibet. Questo gesto, diversamente da quelloavvenuto l'altro giorno ad Olimpia, non potrebbe essere oscurato dalla tv
cinese in quanto compiuto, sperabilmente, migliaia di volte da migliaia diatleti prima della loro gara e al momento della premiazione.Questa azione nonviolenta, se riuscissimo ad allargarla ad altri organismiinternazionali (perche' non proporla a Parigi al salone della pace?) avrebbeuna enorme risonanza e sarebbe ben piu' efficace che gesti isolati, comequello di Sarkozy che forse non andra' all'inaugurazione.5. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: 70.000 FIRME PER L'ITALIA LIBERA DAARMI NUCLEARI[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli@wooow.it) perquesto intervento.Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali collaboratori di questonotiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da semprenei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e disolidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore dicondotta impareggiabili; e' il responsabile dell'AssociazioneItalia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni distudio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta'concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzionedi occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune trasoggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Hasvolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione eriflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevantiinterventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da luipromossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, traaltri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre1995; Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara,la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo,
Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996;Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; Lasolidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; Imovimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggettopolitico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria,una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: traneoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida dellasolidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno,luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio2001; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Peranni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi dellasolidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che hacessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli chesolidarieta'"]Il nostro mondo quotidiano somiglia sempre piu' al mondo capovolto dellefiabe di Gianni Rodari. Tutto avviene alla rovescia rispetto alla realta'normale. Cosi' il panettiere viene chiamato cartolaio, e viceversa; i gattiabbaiano e i cani miagolano; i giornali capovolgono le notizie; ed oramaiinfranto il sacrosanto tabu' della guerra, essa diventa sinonimo di pace.La triste realta' e' che la guerra continua, con il coinvolgimento deinostri soldati; anche se per la sua legge fondamentale, la Costituzionedella Repubblica Italiana, "l'Italia ripudia la guerra come strumento dioffesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione dellecontroversie internazionali".La cultura della guerra ha oramai pervaso ogni ambito della nostra vita, edabbiamo visto l'intelligenza soccombere sotto le bombe. Cosi' siamoschiacciati tra "guerre regolari" fra stati, che fanno dello sterminio dei
civili la norma; e un terrorismo "irregolare" che agisce su scalaplanetaria.Soltanto che il tanto paventato e sbandierato "scontro di civilta'" nonpassa tra l'occidente cristiano e l'islam, ma all'interno di tutte lecivilta', tra esseri pensanti ed esseri non pensanti.Il fallimento delle interminabili guerre in Afghanistan ed in Iraq, dovrebbeessere di monito a tutta la nostra classe politica; che non a caso poco oniente parla di politica estera in queste elezioni.La popolazione afgana, inizialmente fredda verso i redivivi talebani, oggili considera come il male minore e li sostiene, non fosse altro che pervendicare i propri familiari morti per mano delle forze Nato: gli aereimilitari che sganciano bombe e missili sui villaggi controllati dai talebanicon risultati devastanti, tanto che i morti spesso e' difficile contarli."Effetti collaterali" di una guerra che invece di combattere il terrore losemina a piene mani, generando sempre piu' rancore, odio e violenza neiconfronti dell'Occidente.La stessa missione Isaf, nata nel 2002 come "missione di pace" dell'Onu, e'diventata una missione di guerra della Nato indistinguibile dalla missionedi guerra "Enduring Freedom" degli Usa. Guerra che il prossimo ottobrecompira' sette anni: piu' lunga della seconda guerra mondiale, e ancora nonse ne vede la fine; mentre l'oppio continua a essere l'unica fonte diguadagno dell'Afghanistan.Anche in Iraq, la guerra ha portato fondamentalismo e terrorismo, che primanon c'erano.Se la guerra voleva essere preventiva per evitare l'uso di armi didistruzione di massa da parte di Saddam si e' visto che era una bugia, inquanto le prove erano false.Se la guerra voleva combattere terrorismo e fondamentalismo i risultati sonosotto gli occhi di tutti: oggi in Iraq questi due fattori trionfano.*
In questo quadro desolante una buona notizia.Il 27 marzo scorso, 70.000 firme (20.000 piu' del necessario) sono stateconsegnate al Presidente della Camera dei Deputati da una delegazione delleoltre 50 organizzazioni che dal settembre 2007 hanno promosso una propostadi legge di iniziativa popolare per rendere l'Italia "zona libera da arminucleari".Il testo della legge ricordava che: "Nel 1975 l'Italia ha ratificato ilTrattato di non proliferazione nucleare impegnandosi (art. 2) a non produrrene' ad accettare mai sul proprio territorio armi nucleari. In Italia,invece, abbiamo 90 testate atomiche nelle basi di Aviano e Ghedi.Secondo il diritto internazionale, l'Italia le deve rifiutare.Accade che per la propria appartenenza alla Nato, l'Italia accetti diospitarle sul proprio territorio. Canada, Grecia, Danimarca, Austria edIslanda hanno chiesto ed ottenuto di non ospitare ordigni atomici dellaNato, pur continuandone a far parte.Anche l'Italia puo' ottenere la rimozione delle armi nucleari dal proprioterritorio, unendosi ai 160 paesi dove e' gia' vietato avere od ospitarearmi nucleari.In tutto il mondo ci sono circa 30.000 testate nucleari, capaci didistruggere la terra ben piu' di una volta sola".Le armi nucleari rappresentano l'invenzione dello sterminio di massa, iltratto saliente della nostra epoca; ma troppo in fretta e facilmente abbiamodimenticato l'orrore dei bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki, che fecerorispettivamente 75.000 e 40.000 vittime civili nell'agosto del 1945.Il sacrificio di quelle vite, l'orrore della seconda guerra mondiale, lasoluzione finale contro civili inermi della Shoah, erano sembrati essere unmonito indelebile contro l'assurdita' della guerra. Cosi' non e' stato.6. INCONTRI. A VERONA IL 3 APRILE[Dal Movimento Nonviolento (per contatti: Movimento Nonviolento, via Spagna
8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: mao@sis.it, sito:www.nonviolenti.org) riceviamo e diffondiamo.Martin Luther King, nato ad Atlanta in Georgia nel 1929, laureatosiall'Universita' di Boston nel 1954 con una tesi sul teologo Paul Tillich, lostesso anno si stabilisce, come pastore battista, a Montgomery nell'Alabama.Dal 1955 (il primo dicembre accade la vicenda di Rosa Parks) guida la lottanonviolenta contro la discriminazione razziale, intervenendo in varie partidegli Usa. Premio Nobel per la pace nel 1964, piu' volte oggetto diattentati e repressione, muore assassinato nel 1968. Opere di Martin LutherKing: tra i testi piu' noti: La forza di amare, Sei, Torino 1967, 1994(edizione italiana curata da Ernesto Balducci); Lettera dal carcere diBirmingham - Pellegrinaggio alla nonviolenza, Movimento Nonviolento, Verona1993; L'"altro" Martin Luther King, Claudiana, Torino 1993 (antologia a curadi Paolo Naso); "I have a dream", Mondadori, Milano 2001; Il sogno dellanonviolenza. Pensieri, Feltrinelli, Milano 2006; cfr. anche: Marcia verso laliberta', Ando', Palermo 1968; Lettera dal carcere, La Locusta, Vicenza1968; Il fronte della coscienza, Sei, Torino 1968; Perche' non possiamoaspettare, Ando', Palermo 1970; Dove stiamo andando, verso il caos o lacomunita'?, Sei, Torino 1970. Presso la University of California Press, e'in via di pubblicazione l'intera raccolta degli scritti di Martin LutherKing, a cura di Clayborne Carson (che lavora alla Stanford University). Sonousciti sinora sei volumi (di quattordici previsti): 1. Called to Serve(January 1929 - June 1951); 2. Rediscovering Precious Values (July 1951 -November 1955); 3. Birth of a New Age (December 1955 - December 1956); 4.
Symbol of the Movement (January 1957 - December 1958); 5. Threshold of a NewDecade (January 1959 - December 1960); 6. Advocate of the Social Gospel(September 1948 - March 1963); ulteriori informazioni nel sito:www.stanford.edu/group/King/ Opere su Martin Luther King: Arnulf Zitelmann,Non mi piegherete. Vita di Martin Luther King, Feltrinelli, Milano 1996;Sandra Cavallucci, Martin Luther King, Mondadori, Milano 2004. Esistonoaltri testi in italiano (ad esempio Hubert Gerbeau, Martin Luther King,Cittadella, Assisi 1973), ma quelli a nostra conoscenza sono perlopiu' dinon particolare valore: sarebbe invece assai necessario uno studio criticoapprofondito della figura, della riflessione e dell'azione di Martin LutherKing (anche contestualizzandole e confrontandole con altre contemporaneepersonalita', riflessioni ed esperienze di resistenza antirazzista inAmerica). Una introduzione sintetica e' in "Azione nonviolenta" dell'aprile1998 (alle pp. 3-9), con una buona bibliografia essenziale]Il giorno di Martin Luther King (1968-2008, quarantesimo anniversario)Verona, 3 aprile 2008: Il potere dell'amore, il sogno di Martin Luther King*Programma:- ore 16,30 - 18,30, sul Ponte Pietra, letture pubbliche di testi di MartinLuther King a cura di attrici, attori e allievi di compagnie teatraliveronesi, con la partecipazione di Grazia De Marchi e Tiziano Gelmetti (incaso di pioggia presso il Centro Mazziano).- ore 18,30, al Teatro del Centro Mazziano (via Madonna del Terraglio),proiezione del film "Nashville, eravamo guerrieri" (la lotta nonviolenta peri diritti dei neri negli Usa). Introduzione a cura di Mao Valpiana, delMovimento Nonviolento.- ore 20-20,30, spuntino conviviale.- ore 20,45, cori gospel a cura del coro della comunita' africana di San
Tomaso in Verona.- ore 21,15 presentazione del libro su Martin Luther King, La storia e ilsogno, edito dalla Claudiana, con Paolo Naso, curatore; introduce e moderaGabriele Colleoni del quotidiano "L'Arena".*Martin Luther King, nato ad Atlanta in Georgia nel 1929, laureatosiall'Universita' di Boston, nel 1954 si stabilisce, come pastore battista, aMontgomery nell'Alabama. Dal 1955 guida la lotta nonviolenta contro ladiscriminazione razziale, intervenendo in varie parti degli Usa. PremioNobel per la pace nel 1964, piu' volte oggetto di attentati e repressione,muore assassinato il 4 aprile del 1968.Martin Luther King, insieme a Gandhi, e' certamente il profeta dellanonviolenza piu' conosciuto al mondo. Ha condotto un movimento che ha scossole fondamenta degli Stati Uniti, riuscendo a dare dignita' al popolo nero ea conquistare per tutti diritti, democrazia, pace. Ha contribuito in mododeterminante al movimento contro la guerra del Vietnam. Ha aperto la stradaad una nonviolenza moderna, occidentale, efficace, laica e religiosa. Cilascia una grande eredita' morale e culturale.*L'iniziativa e' promossa dal Coordinamento di associazioni veronesi "Nellamia citta' nessuno e' straniero". Ad oggi hanno ufficializzato la propriaadesione al cartello: A.b.c.s., Arci, Associazione Civicitta', Associazionedon Tonino Bello, Associazione per la pace, Associazione Villa Buri,Avvocati di strada, Capolinea, Centro don Calabria, Centro missionariodiocesano, Centro pastorale immigrati, Cesaim, Cestim, Cgil, Cisl, Uil,Anolf Cisl, Comitato di solidarieta' con il popolo eritreo, Comunita' deigiovani, Comunita' La Madonnina, Consulta comunale dell'immigrazione,Cooperativa La casa per gli immigrati, Emergency Verona, Emmaus Villafranca,Enti locali per la pace, Gruppo ecclesiale veronese tra i Rom e i Sinti, IlCireneo, La Fraternita', Mlal, Movimento Nonviolento, Nigrizia, Pax Christi,
Rete Guinea Bissau, Rete Lilliput, Rete Radie' Resch, Unione allievi di DonMazza, Vita Virtus Onlus.*Per informazioni e contatti: Movimento Nonviolento, via Spagna 8, 37123Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: mao@sis.it, sito:www.nonviolenti.org7. RIFLESSIONE. UGO MATTEI: ALCUNE NOTE CRITICHE SULLA NOZIONE DI"PROPRIETA' PRIVATA"[Dal quotidiano "Il manifesto" del 26 marzo 2008, col titolo "Iconquistadores dell'intelletto generale" e il sommario "I brevettilegittimano le 'enclosures' del sapere operate dalle multinazionali. Allostesso tempo favoriscono la biopirateria delle virtu' nutrizionali eterapeutiche di alcune piante. L'appropriazione della conoscenza e'giustificata attraverso le opere di John Locke, laddove il filosofobritannico parla del beneficio generale derivato dall'occupazione della'terra nullius'..."Ugo Mattei, giurista e docente universitario, e' autore di moltepubblicazioni]Una delle idee piu' radicate nella cultura occidentale e' quella per cui laproprieta' privata sia un "diritto naturale", qualcosa di tanto spontaneo damotivare perfino un bambino: "Questo gioco e' mio!". Se da molto tempo ormaiabbiamo smesso di interrogarci sulle ragioni per cui certi individui "hanno"mentre altri "non hanno", cio' e' dovuto principalmente al fatto che abbiamointeriorizzato l'ideologia sui caratteri "naturali" e virtuosi del dirittodi proprieta' privata indipendentemente dalla sua distribuzione. In questosiamo oggi tutti un po' lockiani, perche' abbiamo "risolto" il problema diuna societa' divisa fra possidenti e non possidenti voltandoci all'indietro,
con una semplice teoria fondata sulle origini remote della proprieta'privata e sulla catena dei trasferimenti fondata su una nozione di "giustotitolo" originario, che prescinde quindi dall'analisi della distribuzioneodierna.Come noto, il filosofo britannico John Locke fondava la propriagiustificazione della proprieta' privata individuale sulla naturaleattivita' di occupazione di risorse comuni non ancora privatizzate elegittimava il fatto che il governo civile tutelasse (con risorse di tutti,quali la polizia o le corti di giustizia) tale occupazione individuale perdue ordini di ragioni: da un lato, sostenendo che l'occupante immette ilproprio lavoro, e quindi in parte se stesso, nella cosa bruta, rendendolacosi' fruttifera e quindi benefica per tutti. D'altra parte, il filosofoconsiderava la naturale occupazione individuale legittima soltanto nellamisura in cui rimanessero comuni (e quindi libere per l'occupazione altrui)altre risorse di simile natura e qualita'. Con il tempo e l'affollarsi dellasocieta', questa seconda specificazione e' stata dimenticata e fa oggi quasisorridere se applicata agli immobili. Essa tuttavia mantiene un immutatopotere legittimante criptico. Certo, non esiste (quasi) piu' terra nulliusda occupare, almeno in Occidente, e gli esempi di scuola sull'acquisto dellaproprieta' privata per occupazione sono ormai limitati alle conchiglie sullido del mare.*Economia dell'innovazioneNondimeno, gran parte dell'"economia dell'innovazione" ci ha quasiipnotizzati convincendoci che grazie al progresso tecnologico, la "crescita"possa continuare in eterno sicche' le dimensioni della torta (Pil, ilprodotto interno lordo) siano la sola cosa di cui valga la pena dipreoccuparsi: "Finira' il petrolio? Inventeremo la fusione fredda!". Lapresente generazione continui felice a bruciarlo alla guida dei suoi Suv
perche' continuando a crescere l'economia, le prossime generazioniinventeranno nuove "risorse comuni" da privatizzare. Della distribuzione nonvale la pena di preoccuparsi. Il benessere di tutti seguira', automatico,alla diffusione geografica dello sviluppo e della tecnologia occidentale.La teoria "naturalistica" dell'occupazione che lega la proprieta' private allavoro, all'innovazione e alla stessa identita' dell'individuo, nongiustifica quindi oggi soltanto attivita' bucoliche ed economicamentemarginali quali la raccolta delle conchiglie, dei funghi, o magari la cacciae la pesca. Essa continua a offrire una potente legittimazione ideologica afavore del privato rispetto al pubblico, descrivendo soltanto il primo comeluogo virtuoso in cui l'individuo mette in gioco se stesso, lavora, rischia,investe, crea, innova. In questa luce, il pubblico e' il luogo dellapigrizia, della scarsa o nulla produzione di valore aggiunto, delle risorseabbandonate a se stesse e non "messe in valore" perche' nessun individuo, sela privatizzazione non e' consentita, vi introduce lavoro ed investimentoidentitario. L'imagine e' suggestiva e profondamente legata all'idea forte,protoilluminista, per cui e' un bene che l'uomo domi la natura, inparticolare la terra. La virtu' della terra privatizzata e' simboleggiatadalle campagne inglesi successive alle enclosures, ben arate e con confiniperfettamente tracciati. La terra non domata dalla proprieta' private sara'invece selvatica, boscosa, piena di sterpaglia, "inutile".Tale ideologia, oltre ad essere primitiva ed etnocentrica, risulta infantilenel suo individualismo di fondo, perche' si basa su irreealistiche premessefilosofiche, quale quelle del Robinson Crosue discusso dal teorico RobertNozick (la verita' e' invece che un uomo solo, in natura, lungidall'occupare, muore perche' soltanto la cooperazione di specie ha
consentito la sopravvivenza originaria e quindi la proprieta' in origine nonpoteva che essere del gruppo).*Lo spettacolo della ricchezzaL'ideologia della proprieta' privata si basa su una concezione riduttiva esemplificata del rapporto fra individuo proprietario (il soggetto) el'oggetto del suo possesso. Essa, gia' poco adatta a cogliere lacomplessita' del rapporto fra un individuo ed un bene materiale e tangibile(la terra, un libro, un piatto di spaghetti) mostra i suoi limiti teorici difondo, ma al contempo la sua potenza suggestive ed ideologica nel momento incui viene utilizzata per descrivere e gestire rapporti sociali del mondo chestiamo vivendo. Oggi infatti la forma della ricchezza appropriabile e'sempre meno quella di beni tangibili e sempre piu' quella delle immagini,dell'informazione, degli strumenti finanziari complessi, delle ideeinnovative, in una parola della "ricchezza spettacolo" piuttosto che diquella tangibile. Ma la retorica e gli strumenti intellettuali che negiustificano il controllo esclusivo in capo ad alcuni privati piuttosto cheil loro godimento in commune non sono mutati affatto.A chi appartiene la mitica foto scattata il 16 ottobre del 1968 a Citta' delMessico e ritraente Tommie Smith e John Carlos con il pugno guantato delleblack panthers dopo il trionfo nei 200 piani? al fotografo? agli atleti? alnostro immaginario collettivo? Chi ha "inventato" l'uso igienico dellapianta di neem considerate da generazioni di indiani la "farmacia delvillaggio"? I ricchi proventi che le multinazionali del dentifricio derivanodal suo brevetto in Florida a chi dovrebbero appartenere? Alla comunita' cheutilizzava la pianta per igiene orale e che oggi non puo' piu' permetterselaperche' i prezzi sono saliti alle stelle? O ai ricercatori che hanno"scoperto" questo antico uso? E che dire della pianta di Maca, da secoli
utilizzata delle popolazioni andine e che oggi contende (appositamentebrevettata) una fetta del ricco mercato dei prodotti erettili maschilivantando la propria naturalezza? Chi ha inventato la tradizione di ricercamatematica di base, indispensabile radice di tanti miracoli dell'informaticamoderna che, brevettati, riempiono le tasche di Bill Gates? E che dire dellenuove frontiere di Internet, quei domain names che si possono "naturalmente"occupare pagando "appena" venti dollari (lo stipendio mensile di qualchemiliardo di persone) e connettendosi in rete (un privilegio di un'infimaminoranza degli umani)?*Aborigeni e WtoSono, queste, domande ormai assai semplici per il mainstream giuridicoeconomico e politico del mondo globale che, grazie alla vecchia ideologiaindividualistica, fondata su una nozione apparentemente naturale, minima evirtuosa di proprieta' privata, come fonte della creativita' e laboriosita'individuale, trova nelle regole della "proprieta' intellettuale" codificatenegli accordi Trips ("Trade Related Aspects of Intellectual Property")collegati all'Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto) la risposta adogni dubbio su chi sia o debba essere il "proprietario" dotato del potere diescludere tutti gli altri. Colpisce l'uso della medesima retorica delprogresso, che legittimo' giuridicamente il saccheggio delle terre nullius,che gli amerindiani sfruttavano collettivamente ed in modo ecologicamentecompatibile, non conoscendo l'idea che la terra possa appartenere all'uomo.Gli amerindiani, infatti, credevano che, insieme a tutte le altre specieanimali e vegetali, appartenevano alla terra, cosi' come ad essa ancor oggiappartengono i vari lignaggi africani in cui i viventi ricevono dagli avi ilmandato a mantenere la terra nell'interesse delle generazioni future. Ilrapporto fra soggetto ed oggetto puo' presentarsi capovolto e non e' affatto
detto che capovolto non debba essere anche il rapporto fra privato epubblico, se soltanto si sposasse una logica un po' piu' attenta al lungoperiodo e non una dettata dalle scadenze elettorali o dal rendicontotrimestrale con cui le corporations comunicano con gli azionisti.Proprio come allora i conquistadores consideravano prova della naturaselvaggia delle popolazioni aborigine il non conoscere la proprieta'privata, oggi la comunita' internazionale esercita pressioni poderose afavore dell'appropriabilita' privata della terra in Africa e delle idee inCina. La retorica utilizzata dagli apparati politici ed ideologicidell'Occidente dominante e' anche oggi, come allora, quelladell'innovazione, del progresso e dello sviluppo. Molti africanitradizionali resistono o cercano di resistere alla vendita dei loro campialla Monsanto, che corrompe il sistema per acquistarli e sperimentarel'innovazione "creativa" degli Ogm, che le consentira' di escludere pratichecollettive antichissime quali la selezione e lo scambio delle sementi.Similmente, molti cinesi sembrano ancora credere nella massima confucianaper cui "rubare un libro e' una violazione elegante", non concependo l'ideache la cultura, prodotta da tutti, possa essere racchiusa in uno strumentoaccessibile soltanto a chi possa pagare per possederlo.*Saccheggio oligopolisticoTali concezioni culturali, diverse dal "naturale" e virtuoso appetitoacquisitivo lockiano che fonda l'intera scienza economica dominante (inclusala sua teoria della proprieta' intellettuale come "monopolio virtuoso")secondo cui nessun individuo creerebbe se non incentivato dalla speranza diuna compensazione materiale per il proprio sforzo di creativita', sono bendocumente dalla letteratura antropologica. Etnie recessive ma assai saggequali i Kayapo dell'Amazzonia, non credono che la conoscenza sia il prodotto
dell'uomo ma della natura. Inoltre, secondo loro, la conoscenza e' sempreintergenerazionale non potendo mai appartenere soltanto alla generazionepresente. Essa e' sempre ricevuta liberamente e va liberamente tramandata digenerazione in generazione. Certo non puo' esser proprieta' privata di unindividuo che, anche qualora intelligentissimo ed intuitivo, deve al gruppola sua intelligenza e a beneficio di questo devono ricaderne i frutti chedel resto non sarebbe esistiti se qualcuno non gli avesse insegnato le basi.Ma il rozzo semplicismo delle teoriche dominanti sulla proprieta'intellettuale viene smascherato anche dalle frontiere della conoscenzatecnologica, dove prodotti come l'enciclopedia Wikipedia o il software Linuxconfutano senza appello le basi motivazionali della teoria lockiana dellaproprieta'.Una domanda sorge spontanea: se e' stato cosi' facile trasferire la retoricadella proprieta' privata dal mondo materiale a quello delle idee, nondovrebbe essere altrettanto facile tornare indietro, facendo tesoro dellecontraddizioni teoriche che l'individualismo proprietario mostra quandoesteso al mondo delle idee al fine di travolgerne la funzione dilegittimazione della proprieta' privata mal distribuita in tutte le sueforme?Forse allora si capirebbe che la privatizzazione, lungi dal garantirecreativita', virtu' ed ordine giuridico altro non e' che una forma, assaipoco sofisticata, di saccheggio oligopolistico degli spazi pubblici, per lasemplice ragione che un mercato competitivo fra pari non esiste, ne' potra'mai esistere, se non nella retorica incolta di qualche promessa elettorale.*Postilla bibliografica: Dai trattati sul governo a Lawrence LessigLa teoria della proprieta' privata di John Locke, elaborata nei suoiTrattati sul governo, e' stata affinata da Robert Nozick in Anarchia, Statoe Utopia (Il Saggiatore). Un'accessibile ricostruzione filosofica si trova
ne La filosofia politica, di Salvatore Veca (Laterza). Una visione di lungoperiodo sul tema caratterizza Uomini, tecniche, economie, di Carlo M.Cipolla (Feltrinelli); l'attitudine africana verso la terra e' discussa neLa Resistenza dei vinti, di Giordano Sivini (Feltrinelli); William Alfordanalizza l'atteggiamento cinese verso la proprieta' intellettuale in ToSteal a Book is an Elegant Offence. Intellectual property law in ChineseCivilization (Stanford University Press). Una critica liberale alla"proprieta' intellettuale" e' svolta da Lawrence Lessig in Cultura libera.Per una critica del concetto: Ugo Mattei e Laura Nader, Plunder: When theRule of Law is Illegal (Blackwell). L'inadeguatezza del modellomotivazionale classico presupposto dagli economisti e' discussa nel volumecurato da R. Caterina, Le basi cognitive del diritto (Bruno Mondadori).8. PROPOSTE. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO[Dal sito www.nonviolenti.org riprendiamo e diffondiamo]Anche con la prossima dichiarazione dei redditi sara' possibilesottoscrivere un versamento al Movimento Nonviolento (associazione dipromozione sociale).Non si tratta di versare soldi in piu', ma solo di utilizzare diversamentesoldi gia' destinati allo Stato.Destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e'facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere ilnumero di codice fiscale dell'associazione.Il codice fiscale del Movimento Nonviolento da trascrivere e': 93100500235.Sono moltissime le associazioni cui e' possibile destinare il 5 mille. Permolti di questi soggetti qualche centinaio di euro in piu' o in meno nonfara' nessuna differenza, mentre per il Movimento Nonviolento ogni piccolaquota sara' determinante perche' ci basiamo esclusivamente sul volontariato,
la gratuita', le donazioni.I contributi raccolti verranno utilizzati a sostegno della attivita' delMovimento Nonviolento ed in particolare per rendere operativa la "Casa perla pace" di Ghilarza (Sardegna), un immobile di cui abbiamo accettato lagenerosa donazione per farlo diventare un centro di iniziative per lapromozione della cultura della nonviolenza (seminari, convegni, campiestivi, eccetera).Vi proponiamo di sostenere il Movimento Nonviolento che da oltrequarant'anni con coerenza lavora per la crescita e la diffusione dellanonviolenza.Grazie.Il Movimento Nonviolento*P. S.: se non fai la dichiarazione in proprio, ma ti avvali delcommercialista o di un Caf, consegna il numero di codice fiscale e di'chiaramente che vuoi destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento.Nel 2007 le opzioni a favore del Movimento Nonviolento sono state 261(corrispondenti a circa 8.500 euro, non ancora versati dall'Agenzia delleEntrate) con un piccolo incremento rispetto all'anno precedente. Un grazie atutti quelli che hanno fatto questa scelta, e che la confermeranno.*Per ulteriori informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel.0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an@nonviolenti.org, sito:www.nonviolenti.org9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTOIl Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individualee di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionalee internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che traealimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue loscopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:1. l'opposizione integrale alla guerra;2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e dinazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienzageografica, al sesso e alla religione;3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, ela creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta eresponsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come serviziocomunitario;4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sonopatrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione econtaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiutodell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, lanoncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazionedi organi di governo paralleli.10. PER SAPERNE DI PIU'* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; percontatti: azionenonviolenta@sis.it* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale dellaRiconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir@peacelink.it, luciano.benini@tin.it,sudest@iol.it, paolocand@libero.it* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifistaPeacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnatiper la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; percontatti: info@peacelink.itNOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINONumero 411 del 31 marzo 2008Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricercaper la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenzaDirettore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.itPer ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su:nonviolenza-request@peacelink.it?subject=subscribePer non riceverlo piu':nonviolenza-request@peacelink.it?subject=unsubscribeIn alternativa e' possibile andare sulla pagina web
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lunedì 31 marzo 2008
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