giovedì 27 marzo 2008

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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
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Supplemento settimanale del giovedi' de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 171 del 27 marzo 2008

In questo numero:
1. Emily Dickinson: Questi stranieri, in un mondo straniero
2. Marinella Correggia: Morire di diarrea a tre anni
3. Il gruppo di via Ricordi presenta "Dopo la solitudine" di Barbara Mapelli
4. Umberto Bottazzini presenta "The World of Maria Gaetana Agnesi,
Mathematician of God" di Massimo Mazzotti
5. Veronica Pravadelli presenta "Il sogno di Butterfly" di Rey Chow

1. MAESTRE. EMILY DICKINSON: QUESTI STRANIERI, IN UN MONDO STRANIERO
[Da Emily Dickinson, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 1997, 2005, p. 1137.
Emily Dickinson visse ad Amherst, Massachusetts, tra il 1830 e il 1886;
molte le edizioni delle sue poesie disponibili in italiano con testo
originale a fronte (tra cui quella integrale, a cura di Marisa Bulgheroni:
Emily Dickinson, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 1997, 2005; ma vorremmo
segnalare anche almeno la fondamentale antologia curata da Guido Errante:
Emily Dickinson, Poesie, Mondadori, Milano 1956, poi Guanda, Parma 1975, e
Bompiani, Milano 1978; e la vasta silloge dei versi e dell'epistolario
curata da Margherita Guidacci: Emily Dickinson, Poesie e lettere, Sansoni,
Firenze 1961, Bompiani, Milano 1993, 2000); per un accostamento alla sua
figura e alla sua opera: Barbara Lanati, Vita di Emily Dickinson. L'alfabeto
dell'estasi, Feltrinelli, Milano 1998, 2000; Marisa Bulgheroni, Nei
sobborghi di un segreto. Vita di Emily Dickinson, Mondadori, Milano 2002]

Questi stranieri, in un mondo straniero
chiesero asilo a me -
abbili per amici, per non essere in Cielo
trattato tu da esule -

2. MONDO. MARINELLA CORREGGIA: MORIRE DI DIARREA A TRE ANNI
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 22 marzo 2008, col titolo "Il giorno
dell'acqua e l'anno della toilette".
Marinella Correggia e' nata a Rocca d'Arazzo in provincia di Asti;
scrittrice e giornalista free lance particolarmente attenta ai temi
dell'ambiente, della pace, dei diritti umani, della solidarieta', della
nonviolenza; e' stata in Iraq, Afghanistan, Pakistan, Serbia, Bosnia,
Bangladesh, Nepal, India, Vietnam, Sri Lanka e Burundi; si e' occupata di
campagne animaliste e vegetariane, di assistenza a prigionieri politici e
condannati a morte, di commercio equo e di azioni contro la guerra; si e'
dedicata allo studio delle disuguaglianze e del "sottosviluppo"; ha scritto
molto articoli e dossier sui modelli agroalimentari nel mondo e sull'uso
delle risorse; ha fatto parte del comitato progetti di Ctm (Commercio Equo e
Solidale); e' stata il focal point per l'Italia delle rete "Global Unger
Alliance"; collabora con diverse testate tra cui "il manifesto", e' autrice
di numerosi libri, e' attivista della campagna europea contro l'impatto
climatico e ambientale dell'aviazione. Tra le opere di Marinella Correggia:
Ago e scalpello: artigiani e materie del mondo, Ctm, 1997; Altroartigianato
in Centroamerica, Sonda, 1997; Altroartigianato in Asia, Sonda, 1998;
Manuale pratico di ecologia quotidiana, Mondadori, 2000; Addio alle carni,
Lav, 2001; Cucina vegetariana dal Sud del mondo, Sonda, 2002; Si ferma una
bomba in volo? L'utopia pacifista a Baghdad, Terre di mezzo, 2003; Diventare
come balsami. Per ridurre la sofferenza del mondo: azioni etiche ed
ecologiche nella vita quotidiana, Sonda, 2004; Vita sobria. Scritti
tolstoiani e consigli pratici, Qualevita, 2004; Il balcone
dell'indipendenza. Un infinito minimo, Nuovi Equilibri, 2006; (a cura di),
Cambieresti? La sfida di mille famiglie alla societa' dei consumi, Altra
Economia, 2006; Week Ender 2. Alla scoperta dell'Italia in un fine settimana
di turismo responsabile, Terre di Mezzo, 2007. La rivoluzione dei dettagli,
Feltrinelli, Milano 2007]

Halima e' morta di diarrea a tre anni nel villaggio afgano di Spinkay. Aveva
bevuto l'acqua contaminata di un vicino fiume, utilizzata per fare tutto:
bere, lavarsi, lavare i panni, cucinare. Del resto il 25% dei bambini
afgani, urbani e rurali, di meno di cinque anni, si ammalano e spesso
muoiono di malattie legate all'assenza o al cattivo funzionamento dei
servizi igienico-sanitari. Secondo lo State of the World's Toilets 2007
Report, pubblicato dall'organizzazione inglese Water Aid, in Afghanistan il
92% dei 26,6 milioni di abitanti non ha accesso a un sistema
idrico-sanitario decente. Il paese insomma risulta fra i primi, nella lista
dei luoghi peggiori al mondo. Cio' non stupisce visto che il 60% della
popolazione vive in slum non pianificati e vista la storia di emergenze
attraversata da quel paese. Negli anni scorsi si sono fatti investimenti per
l'accesso all'acqua potabile, un altro diritto negato (il 22 marzo e' la
Giornata mondiale per l'acqua) ma quasi nulla sui servizi igienico-sanitari.
L'associazione indiana Sulabh, specializzata nel settore (ha realizzato
7.500 toilette comunitarie in India), ha costruito cinque toilette pubbliche
a Kabul, con digestori di biogas per il riciclaggio dei rifiuti solidi umani
in biogas, da usare per l'illuminazione e l'elettricita'. Il sistema
compostante Sulabh e' una soluzione povera ma tecnologicamente efficace che
richiede pochissima acqua.
L'accesso a decenti servizi igienici e' nel mondo negato a 2,6 miliardi di
persone; 1,5 miliardi vivono in Asia, un terzo delle quali in Cina e un
altro terzo in India. Dimezzare queste cifre entro il 2015 e' fra gli
obiettivi di sviluppo del Millennio indicati dall'Onu. Il 2008 e' stato
decretato dall'Onu anno della sanitation, ovvero dei servizi
igienico-sanitari. Tema poco elegante ma fondamentale se oggi un bambino ne
muore ogni venti secondi (e se, come sottolineo' Victor Hugo ne I
miserabili, "La storia umana e' anche la storia delle fognature"). Questo
diritto negato colpisce anche l'educazione: e' meno probabile che i bambini,
soprattutto le bambine, vadano a scuola se non ci sono toilette e punti
d'acqua. Se invece ci sono, essi possono avere l'effetto di convincere le
famiglie, come il pasto offerto in classe a bambini che altrimenti
digiunerebbero.
Ogni anno circa 200 milioni di tonnellate di rifiuti solidi umani si perdono
nell'ambiente senza trattamento alcuno. Un problema per le acque, per la
salute e per la dignita' umana. Occorrono tecnologie appropriate, maturate
con la partecipazione dei destinatari, in genere i gruppi piu' emarginati
della societa'. E soluzioni a basso costo, a basso consumo di acqua e
tutelanti la dignita' umana. Non sara' necessariamente un collegamento alle
fogne - l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Oecd)
ha dichiarato che nel 2030 le persone non collegate a un sistema fognario
raggiungeranno i 5 miliardi a causa dell'incremento demografico - che
necessitano di molta acqua, ma magari latrine compostanti o altri metodi
appropriati. In una prigione a Mombasa in Kenya i detenuti costruiranno un
bacino artificiale per smaltire con la fitodepurazione i reflui di 4.000
persone, che ora vanno direttamente a inquinare i corsi d'acqua. In Tanzania
si stanno usando le alghe per depurare le deiezioni da poter poi usare come
fertilizzanti.
Occorre anche, sottolinea la World Toilet Association, sdoganare
l'argomento: "Le discussioni a proposito di latrine e fogne devono diventare
parte della conversazione abituale". Cerchiamo tutti di farlo, in questo
giorno dedicato all'acqua e alle sue crisi. La crisi della risorsa,
provocata dal cambiamento climatico, dall'inquinamento,
dall'ipersfruttamento industriale e agricolo, e la crisi dei servizi idrici
e di igiene. Si tratta di proteggere e gestire il ciclo dell'acqua, dalle
piogge al drenaggio. Ma, sottolinea Sunita Narain dell'indiano Centre for
Science and Environment, "la comunita' internazionale non capisce l'acqua e
cerca soluzioni tecnologiche rapide anziche' governare il processo".

3. LIBRI. IL GRUPPO DI VIA RICORDI PRESENTA "DOPO LA SOLITUDINE" DI BARBARA
MAPELLI
[Dal sito della Libera universita' delle donne di Milano
(
www.universitadelledonne.it) col titolo "Barbara Mapelli traccia un
passaggio".
Sul gruppo di via Ricordi si vede la presentazione alla pagina web
www.universitadelledonne.it/ricordi.htm
Barbara Mapelli e' nata a Milano l'8 settembre 1947, sposata e madre di un
figlio, svolge da anni attivita' di progettazione formativa e ricerca
sociopedagogica, con particolare attenzione alle tematiche di genere; in
questo ambito ha partecipato e diretto la progettazione e realizzazione di
ricerche e iniziative di formazione italiane ed europee. Insegna Pedagogia
della differenza di genere presso la seconda Universita' di Milano-Bicocca.
Ha collaborato con il Ministero pari opportunita', divisione scuola e
cultura, ha fatto parte per dieci anni del Comitato pari opportunita' del
Ministero pubblica istruzione e ha diretto, dal 1987 al 2000, l'area di
ricerca Genere e educazione presso il Cisem (Istituto di ricerca della
Provincia di Milano). Fa parte della redazione della rivista "Adultita'" e
su questa ed altre riviste specializzate ha pubblicato articoli e saggi;
collabora a numerose riviste di pedagogia e ha diretto la progettazione e
realizzazione di video didattici sulle tematiche oggetto delle sue ricerche.
Tra le pubblicazioni di Barbara Mapelli: Immagini di cristallo. Desideri
femminili e immaginario scientifico, Milano, 1991; Un futuro per le ragazze.
Manuale di orientamento al femminile, Firenze,1991; Sentimenti, gesti,
parole, Milano, 1992; I modelli e le virtu', Milano, 1994; Desideri e
immagini di futuro, Milano, 1994; Care, carissime donne, Roma, 1995; Tra
donne e uomini, Milano, 1997; Educare alla sessualita', Firenze, 1998; Il
libro della cura, Torino, 1999; Scuola di relazioni, Milano, 1999; Cuore di
mamma, Milano, 2000; Orientamento e identita' di genere, Firenze-Milano,
2001; Dopo la solitudine, Mimesis edizioni, 2008]

Barbara Mapelli, Dopo la solitudine. Pedagogia narrativa tra donne e uomini,
Mimesis edizioni, 2008, euro 14.
*
Abbiamo letto Dopo la solitudine di Barbara Mapelli durante il corso
"Conoscersi attraverso l'incontro con le differenze di genere, di
generazioni e di culture". L'approccio e' stato un po' difficoltoso perche'
il libro richiede una lettura approfondita e ripetuta. Inoltre ci siamo
sentite un po' perse tra tanti riferimenti e citazioni, letterari e
filosofici, del passato e recenti.
Abbiamo invece letto con molto interesse il messaggio di fiducia e di
speranza che il testo propone, un'uscita dalla solitudine dei due generi,
quello maschile legato al suo doppio (autoreferente per incapacita' di
riconoscere l'altro diverso da se') e quello femminile assente, separato,
escluso dai giochi.
Solitudine dolorosa per entrambi: per chi si sente unico dentro al potere e
per chi ne e' esclusa.
Il rapporto uomo-donna puo' diventare diverso. Anziche' vedersi in specchi
deformanti per entrambi (per l'uomo immagine narcisistica di se', per la
donna immagine di cio' che non c'e') ci si potrebbe mettere in una relazione
piu' autentica partendo dal riconoscimento delle interiorita' di entrambi.
Anche noi che abbiamo sperimentato nelle nostre vite il tormento della
separatezza e della contrapposizione uomo-donna contiamo per chi vivra' dopo
di noi su un progetto per un nuovo modo di mettersi in relazione, su un
futuro con uno stesso obiettivo di amorosa comprensione.
Nel libro la narrazione di se' - di tutti, uomini e donne - e' vista come
possibile strumento per la creazione di un "mondo diverso".

4. LIBRI. UMBERTO BOTTAZZINI PRESENTA "THE WORLD OF MARIA GAETANA AGNESI,
MATHEMATICIAN OF GOD" DI MASSIMO MAZZOTTI
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it)
riprendiamo il seguente articolo apparso sul quotidiano "Il Sole-24 Ore" il
9 marzo 2008.
Umberto Bottazzini e' docente universitario di storia della matematica.
Opere di Umberto Bottazzini: Il calcolo sublime: storia dell'analisi
matematica da Euler a Weierstrass, Bollati Boringhieri, Torino 1981; Va'
pensiero. Immagini della matematica nell'Italia dell'Ottocento, Il Mulino,
Bologna 1994; Storia della matematica moderna e contemporanea, Utet, Torino
1998; (con Edoardo Boncinelli), La serva padrona. Fascino e potere della
matematica, Raffaello Cortina Editore, Milano 2000; (con Elena Di Bella), Le
costruzioni della mente, McGraw-Hill, 2001; (con Andrea De Benedetti, Paolo
E. Foraciari), Le citta' di mare e lo spirito scientifico per Federigo
Enriques, Agora', 2001; Il flauto di Hilbert. Storia della matematica, Utet,
Torino 2003, 2005.
Massimo Mazzotti e' docente di storia e sociologia della scienza e della
tecnologia all'Universita' di Exeter. Opere di Massimo Mazzotti, The World
of Maria Gaetana Agnesi, Mathematician of God, The Johns Hopkins University
Press, Baltimore 2007; Knowledge as Social Order. Rethinking the Sociology
of Barry Barnes, 2008.
Su Maria Gaetana Agnesi dalla Wikipedia, edizione italiana, riprendiamo la
seguente scheda: "Maria Gaetana Agnesi (Milano, 16 maggio 1718 - Milano, 9
gennaio 1799) e' stata una matematica e benefattrice italiana. Primogenita
di ventuno figli, nasce a Milano, pochi anni dopo l'annessione della
Lombardia all'Impero asburgico in conseguenza del trattato di Utrecht
(1713), da una facoltosa famiglia arricchitasi con l'industria della seta.
Maria Gaetana mostra ben presto di possedere una straordinaria intelligenza
e una particolare propensione per le lingue straniere. Il padre, Pietro
Agnesi, che, come da tradizione, aveva deciso di far istruire il primo
figlio maschio, deve riconoscere e incoraggiare queste doti e decide di
provvedere all'istruzione della primogenita con illustri precettori. Grazie
al loro aiuto Maria Gaetana apprende perfettamente, tanto da meritarsi il
soprannome di Oracolo Settilingue, l'italiano, il tedesco, il francese, il
latino, il greco, lo spagnolo e l'ebraico. Dalla corrispondenza privata
dell'Agnesi emerge che nel 1737 Maria Gaetana, per obbedire al padre, passa
dallo studio delle lingue e dell'eloquenza, ai difficili studi di filosofia
e di matematica. Infatti la casa degli Agnesi e' nel frattempo diventata uno
dei salotti piu' in vista di Milano, dove sfilano i curiosi, ma anche gli
intellettuali d'Italia e di mezza Europa. Sono proprio costoro che
introducono Maria Gaetana agli elementi di Euclide, alla logica e alla
metafisica, alla fisica generale, particolare e sperimentale. Diventa poi
abitudine di Maria Gaetana esporre nel salotto di casa Agnesi, per desiderio
del padre, i propri progressi con varie tesi filosofiche che vengono
pubblicate nel 1738, in una raccolta dal titolo Propositiones Philosophicae
contenente 191 tesi, tratte dalle pubbliche discussioni, riguardanti
questioni di logica, botanica, cosmologia, ontologia, meccanica,
pneumatologia (la scienza degli spiriti). L'Agnesi esprime, in molti di
questi saggi, la sua convinzione che anche le donne debbano essere istruite.
Nonostante i successi ottenuti, giunta all'eta' di ventun anni, chiede al
padre il permesso di diventare monaca, ma per rimanere in casa ad accudirlo
si risolve a sacrificare le sue inclinazioni, a condizione pero' di non
prendere piu' parte alla vita mondana ed avere il permesso di recarsi in
chiesa a suo arbitrio. Maria, "tranquillata nell'animo", decide di dedicarsi
intensamente allo studio dell'algebra e della geometria. Inizia, dunque, ad
analizzare l'opera postuma del marchese de L'Hopital, Traite' Analytique des
Sections Coniques, e ne compone un commento, mai pubblicato, chiedendo
delucidazioni e consigli, per via epistolare, a rinomati matematici. In
quello stesso periodo viene chiesto il suo aiuto e la sua collaborazione da
parte degli stessi autori, per giudizi e commenti su opere di prossima
pubblicazione. Nel 1740, a 22 anni, Maria Gaetana inizia un periodo di studi
in collaborazione con padre Ramiro Rampinelli, professore di fisica e
matematica a Milano nel monastero degli Olivetani di San Vittore e pioniere
della matematica analitica. Con l'aiuto del Rampinelli, l'Agnesi studia il
testo dell'abate Reyneau, Analisi dimostrata (del 1708), ed e' in questo
periodo che rinuncia a pubblicare il suo commento sulle sezioni coniche per
disporsi, incoraggiata dal suo mentore, alla stesura di un testo di analisi,
le Istituzioni Analitiche ad uso della Gioventu' Italiana pubblicate in
italiano nel 1748. Per l'opera le giungono plausi da tutta l'Europa: i dotti
dell'Accademia Reale di Francia lodano il libro come un'opera avanzatissima,
la migliore mai apparsa nel genere; l'imperatrice Maria Teresa d'Austria le
invia un anello di brillanti in un prezioso cofanetto; il papa Benedetto XIV
le invia benedizioni e doni preziosi. Anche al mondo del teatro giunge eco
del successo dell'opera, tanto che il Goldoni le dedica un sonetto. Le viene
offerta la cattedra di matematica all'Universita' di Bologna su indicazione
di Benedetto XIV, ma l'Agnesi la rifiuta per dedicarsi agli studi privati e
all'istruzione dei fratelli, delle sorelle e dei domestici della casa. Nel
1752, alla morte del padre, colui al quale Maria Gaetana non avrebbe mai
disubbidito, si ritira completamente dalla vita pubblica per dedicarsi alla
cura dei poveri, dei malati e allo studio delle Sacre Scritture. Maria
Gaetana rende casa Agnesi un rifugio delle inferme e lei stessa diviene
serva e infermiera; apre un piccolo ospedale, va a vivere direttamente con
le malate e, per far fronte alle spese, dopo aver venduto tutti i suoi averi
si rivolge ai conoscenti, alle autorita', alle opere pie. Finalmente, grazie
ad una donazione del principe don Antonio Tolomeo Trivulzi, nel 1771 viene
istituito a Milano il Pio Albergo Trivulzio, e il cardinale Giuseppe
Pozzobonelli invita Maria Gaetana a ricoprire la carica di Visitatrice e
Direttrice delle Donne, specialmente inferme. Successivamente nel 1783 si
trasferisce al Pio Albergo, in qualita' di direttrice. Nel frattempo non
abbandona i suoi studi in materia religiosa, tiene lezioni pubbliche di
catechismo: pur senza titoli accademici e' oramai una teologa, tanto e' vero
che il cardinale Pozzobonelli, per decidere sull'ortodossia di uno scritto
su politica e religione, e' proprio a lei che si rivolge. Coloro che si
rivolgono all'Agnesi per ottenere pareri di carattere scientifico vengono
invece cortesemente scoraggiati: l'Accademia di Torino, ad esempio, le
chiede di esaminare i lavori di Lagrange intorno al calcolo delle variazioni
e lei si sottrae, adducendo le sue serie occupazioni. Continua a lavorare al
Trivulzio per 26 anni fino al giorno della morte, il 9 gennaio 1799.
Bibliografia: Maria Gaetana Agnesi, Propositiones Philosophicae, Milano
(1738); A. F. Frisi, Elogio storico di Donna Maria Gaetana Agnesi, ristampa
della edizione milanese del 1799 curata e commentata da Arnaldo Masotti e
Giuseppina Biggiogero, Scuola Tipografica del Pio Istituto dei Figli della
Provvidenza Milano (1965); C. B. Boyer, Storia della matematica, Arnoldo
Mondadori Editore, Milano (1990); G. Lolli, La crisalide e la farfalla,
Bollati Boringhieri, Torino (2000); G. Tilche, Maria Gaetana Agnesi, la
scienziata santa del Settecento, Rizzoli, Milano (1984); C. Truesdell,
Archive for History of Exact Science, 40, pp. 113-142, (1989); M. Mazzotti,
"Maria Gaetana Agnesi: Mathematics and the Making of Catholic
Enlightenment", Isis, 2001, 92: 657-683; M. Mazzotti, The World of Maria
Gaetana Agnesi, Mathematician of God, Johns Hopkins University Press,
Baltimore (2007)"]

Massimo Mazzotti, The World of Maria Gaetana Agnesi, Mathematician of God,
The Johns Hopkins University Press, Baltimore, pp. 218, dollari 49,95.
*
"Era una cosa piu' stupenda del Duomo di Milano". Cosi' ne parlava ammirato
Charles de Brosses, futuro presidente del parlamento di Borgogna, in viaggio
in Italia nel luglio 1739. Oggetto di tanta ammirazione era una giovane con
cui si era intrattenuto a discutere di filosofia e scienze della natura in
un salotto milanese.
Con quell'incontro Massimo Mazzotti introduce il lettore al mondo di Maria
Gaetana Agnesi. Il mondo della Milano della prima meta' del Settecento, in
cui Pietro Agnesi, il padre di Gaetana, un ricco mercante di seta, cerca
(invano) di essere accolto nei ranghi della aristocrazia acquistando il
feudo di Montevecchia, passeggiando in carrozza nel corso di porta Romana
fino a porta Orientale come fanno i noblli, aprendo i saloni del suo palazzo
per affollate serate mondane.
Le straordinarie doti delle figlie diventano uno strumento di questa
strategia di emancipazione sociale. Maria Teresa intrattiene gli ospiti
cantando e suonando il clavicembalo, Maria Gaetana si esibisce in dotte
conversazioni sui piu' disparati argomenti, dalla natura delle maree e dei
colori, alla "teoria bellissima e semplicissima" di Newton sul moto dei
pianeti, alle matematiche "sublimi", la geometria di Descartes o il nuovo
calcolo infinitesimale di Leibniz e Newton. Del resto, e' l'epoca del grande
successo del Newtonianesimo per le dame (1737) di Algarotti (ben presto
messo all'Indice dalla Chiesa).
Gaetana e' una bambina prodigio, che a soli cinque anni e' in grado di
sbalordire gli ospiti del padre conversando in latino e in francese o
declamando versi, e a nove anni recita a memoria un'orazione in latino in
difesa del diritto delle donne di coltivare le arti e dedicarsi allo studio
della matematica e delle scienze della natura.
Ricostruendo il contesto culturale e sociale in cui visse l'Agnesi, Mazzotti
fornisce un affresco della societa' milanese del tempo. E' questo l'aspetto
piu' originale del libro. Il mondo di Gaetana Agnesi e' il mondo del
cattolicesimo illuminato lombardo, che tanta influenza avra' sulla sua
formazione e le sue scelte di vita. La sua cultura e' un miscuglio "di
opinioni aristoteliche e immaginazione cartesiana", nel giudizio tagliente
di Pietro Verri.
Nel 1740, qualche mese dopo la serata con Brosses, arriva a Milano il monaco
olivetano Ramiro Rampinelli, esponente del riformismo cattolico e vero e
proprio mentore di Gaetana nel campo della nuova analisi. Gaetana manifesta
l'intenzione di abbandonare la sfavillante vita in societa' per entrare in
convento. Per accondiscendere ai desideri del padre rinuncia, ma si esibisce
sempre piu' raramente in pubblico, e si dedica intensamente allo studio
della matematica e, insieme, delle Sacre Scritture. Entra a far parte della
Congregazione delle scuole della dottrina cristiana per insegnare il
catechismo ai figli del "popolo minuto". Passa il suo tempo nell'Ospedale
maggiore ad assistere vecchie e donne inferme.
In questo contesto maturano le Istituzioni analitiche (1748), la prima
esposizione sistematica del nuovo calcolo, che rende celebre il suo nome in
tutta Europa. Gaetana viene chiamata a far parte delle piu' prestigiose
accademie scientifiche, da quella di Parigi a quella di Bologna, dove e'
proclamata lettrice onoraria di matematica all'Universita'.
Con la morte del padre nel 1752, Gaetana abbandona definitivamente le serate
mondane e la matematica, e puo' dedicarsi interamente a opere di carita'.
All'assistenza dei malati dell'Ospedale maggiore e, dal 1771, alla direzione
della sezione femminile del Pio Albergo Trivulzio.
Ma, per ironia della sorte, l'imperizia del traduttore inglese delle
Istituzioni nel 1801 scambia versiera - una delle curve studiate dalla
Agnesi - con avversiera che traduce con witch, legando per sempre, nel mondo
anglosassone, il nome della pia Gaetana, la "matematica di Dio", a quello
della strega.

5. LIBRI. VERONICA PRAVADELLI PRESENTA "IL SOGNO DI BUTTERFLY" DI REY CHOW
[Dal sito www.meltemieditore.it riprendiamo il seguente articolo apparso
sulla prestigiosa rivista "DWF" nel 2005 col titolo "Il sogno di Butterfly.
Costellazioni postcoloniali di Rey Chow".
Veronica Pravadelli, docente universitaria e saggista, ha insegnato Film
Studies all'Indiana University, e' docente di Metodologie di analisi del
film e di Teorie del cinema all'Universita' di Roma Tre. Opere di Veronica
Pravadelli: Performance rewriting identity. Chantal Akerman's postmodern
cinema, Otto, 2000; Alfred Hitchcock. Notorious, Lindau, 2003; La grande
Hollywood. Stili di vita e di regia nel cinema classico americano, Marsilio,
2007.
Rey Chow, nata a Hong Kong e formatasi culturalmente prima nella ex colonia
britannica poi negli Stati Uniti, e' docente di Humanities alla Brown
University di Providence, Rhode Island. Tra le opere di Ry Chow, tradotte in
molte lingue: Woman and Chinese Modernity (1991), Writing Diaspora (1993),
Primitive Passions (1995), Ethics after Idealism (1998), The Protestant
Ethnic and the Spirit of Capitalism (2002). In italiano: Il sogno di
Butterfly, Meltemi, 2004; Il mondo nel mirino, Meltemi, 2007]

Il sogno di Butterfly raccoglie una serie di saggi di una delle studiose
piu' originali nel campo dei Cultural Studies contemporanei e sinora
sconosciuta al pubblico italiano.
Affermatasi negli anni '90 con la pubblicazione di numerosi volumi, la
ricerca di Rey Chow si situa in quel filone nato dall'incrocio tra gli studi
di genere e il pensiero post-coloniale. La linea culturalista in cui si
iscrive il lavoro di Chow non e' quella piu' specificamente sociologica, ma
quella nata dal pensiero post-strutturalista, combinato con le teorie
femministe e quelle sull'alterita' culturale.
Honkonghese di nascita, Chow riesce a fondere in modo mirabile i paradigmi
del sapere occidentale novecentesco - secondo le traiettorie seguite dal
pensiero accademico anglo-americano - con la conoscenza diretta e
altrettanto approfondita della cultura orientale, cinese in particolare. Il
suo lavoro interroga con eguale incisivita' questioni teoriche riguardanti
l'alterita', i soggetti post-coloniali e della diaspora, il rapporto tra i
soggetti e i media contemporanei, ma anche la produzione letteraria e
cinematografica cinese. L'interesse di Chow e' rivolto in primis alla
questione del soggetto e alle pratiche identitarie postcoloniali, nella
consapevolezza che la posizionalita' del soggetto e' si' discorsiva -
dunque, ne' fissa ne' unitaria - ma comunque implicata con il senso e con le
dinamiche di potere.
Afferma Chow: "il lavoro degli studi culturali che hanno seguito l'accurata
attenzione della teoria post-strutturalista verso le questioni
dell'identita' e della soggettivita' e' sia una conquista che una sconfitta.
E' una conquista poiche' un tale lavoro, che chiamero' 'lavoro sul soggetto'
consente al soggetto di essere investigato sotto piu' sfumature, conservando
una promessa utopica e portando spesso alla conclusione che il soggetto, sia
esso maschile, femminile, gay, postcoloniale o altro, e' infinitamente
'instabile' e di conseguenza aperto. E', invece, una sconfitta perche'
questo tipo di letture sfumate del soggetto tendono a minimizzare le
questioni del controllo strutturale, della legge, della sovranita' e della
proibizione, che sono alla base della relazione del soggetto con il
collettivo" (61). E' in questo contesto che si comprende la reticenza di
Chow, in sintonia con molto femminismo, a supportare l'idea di dissoluzione
del senso e del soggetto invocata dal discorso sul postmoderno. Nello stesso
ambito, per la studiosa il rapporto moderno/postmoderno assume significati
completamente diversi per i paesi postcoloniali e la riflessione filosofica
prodotta in Occidente non puo' essere estesa in modo automatico ad altri
soggetti. Se per la donna sbarazzarsi della nozione di soggetto proprio nel
momento in cui giungeva a concepirla, significava rinunciare alla
definizione stessa di identita' femminile, cosi' per i soggetti
postcoloniali questo esito e' poco auspicabile.
Il metodo d'indagine di Chow si caratterizza per un'analisi dei testi -
siano essi teorici, letterari o cinematografici - volta a svelare i processi
di produzione del senso in relazione alle dinamiche intersoggettive. Per
Chow il testo e' una pratica discorsiva che implica il soggetto in modo
diverso a seconda del gender, della razza, dell'eta', ecc. Ogni testo e' il
prodotto di una serie di discorsi che si intrecciano e si stratificano in
rapporto a soggetti diversi che assumono ruoli e posizionalita' conflittuali
e mutevoli.
Particolare attenzione e' rivolta alla produzione teorica e culturale in cui
si sovrappongono questioni riguardanti Oriente/Occidente e
maschile/femminile, con una spiccata sensibilita' per i destini della donna
orientale o, piu' in generale, non occidentale. In questo ambito, e in linea
con il lavoro critico-teorico svolto dalle femministe sin dagli anni '70,
Chow interroga alcuni testi canonici "dei padri" da un punto di vista altro,
allo scopo di metterne in luce i presupposti ideologici e il regime
discorsivo. Esemplare in questo senso e' l'analisi delle teorie di Frantz
Fanon, in cui Chow mostra come l'intrecciarsi dei discorsi su razza e
sessualita' produca uno statuto diverso per l'uomo e la donna di colore.
*
Ma veniamo ai contenuti specifici del volume.
Il sogno di Butterfly e' diviso in due parti e raccoglie saggi scritti tra
il 1992 e il 2002. La prima sezione, intitolata "Diaspora, etica,
alterita'", comprende quattro interventi su questioni riguardanti la teoria
postcoloniale e il multiculturalismo, mentre la seconda, intitolata
"Postmoderno, media, cinema" e comprendente anch'essa quattro saggi,
riguarda piu' specificamente interventi su testi o questioni riguardanti le
pratiche contemporanee della visualita'.
*
Nei saggi della prima sezione, Chow riflette su alcuni degli snodi che hanno
contraddistinto gli studi postcoloniali, dialogando in modo critico con i
teorici del passato e con quelli a lei contemporanei: soprattutto, Fanon da
un lato, Bhabha e Spivak dallaltro. Non poche sono le affinita' col lavoro
di Gayatri Chakravorty Spivak, altra importante teorica del postcolonialismo
e di cui Meltemi sta dando alle stampe un'antologia di saggi (contenente il
famoso "Can the Subaltern Speak?") sempre per la cura di Patrizia Calefato.
Nel saggio iniziale, "Dove sono finiti tutti i nativi?" (1994), Chow si
interroga sulla possibilita' di costruire immagini diverse, "corrette" del
nativo, consapevole che un'immagine, in quanto tale, puo' essere sostituita
da un'altra (anche migliore), ma che essa si presta, contemporaneamente,
anche alla falsificazione. Si puo' dare "al 'nativo' una 'vera' voce
'dietro' la sua falsa immagine? Come si puo' trattare il nativo in un'epoca
in cui non c'e' possibilita' di evitare la riduzione/astrazione di questo
come immagine?" (26). Memore del lavoro svolto da Said in Orientalismo, Chow
afferma che l'immagine del nativo e' una costruzione occidentale, un
prodotto della postcolonialita'. Come la donna per Lacan e' un sintomo
dell'uomo, cosi' il nativo e' un sintomo dell'uomo bianco. Per Fanon il
nativo/l'uomo di colore e' colui a cui e' stato rubato qualcosa: e', come la
donna, segnato da una mancanza. Per comprendere il nativo, l'uomo
occidentale segue solitamente due strade: riduce il nativo a oggetto
silenzioso o cerca di trasformarlo in soggetto. Ma in entrambi i casi il
nativo e' il prodotto di un discorso imperialista: dunque, egli rimane
fondamentalmente inaccessibile. Un'immagine ricorrente e' quella proposta da
Rousseau, per il quale il selvaggio e' "un altro totale", un io
autosufficiente. Per Chow, quest'immagine - che e' stata ripresa
recentemente da intellettuali come Barthes e Kristeva per parlare di altre
culture - serve solo a definire, per differenza, "l'uomo civile". Non
esiste, evidentemente, alcun nativo autosufficiente. In un movimento
logico-deduttivo di grande intelligenza - un tratto costante della sua
scrittura - Chow porta alle estreme conseguenze queste riflessioni
affermando che il selvaggio di Rousseau e', in definitiva, per l'uomo
bianco, il grande Altro lacaniano, cio' "che esiste prima della
'separazione'" (50). Ma il grande Altro funziona anche come sguardo. Come la
videocamera che riprende i poliziotti che picchiano Rodney King, questo
sguardo va inteso come "la simulazione dello sguardo che testimoniava
dell'oppressione del nativo prima del suo diventare immagine" (51). Ecco
dunque che il nativo va pensato come un'immagine e insieme uno sguardo, "ma
uno sguardo che eccede il momento della colonizzazione" (52). Il nativo va
immaginato nella sua esistenza precedente al "divenire nativo". Per Chow
bisogna anche ribaltare il modo di pensare lo sguardo tra nativo e
colonizzatore: non e' lo sguardo del colonizzatore a ridurre a oggetto il
nativo, ma e' il nativo che, nel guardare il colonizzatore, lo costringe a
divenire autocosciente. L'incontro col nativo costituirebbe per l'uomo
occidentale l'inizio della sua inquietudine. Ho indugiato a lungo su questo
saggio per dare un esempio della complessita' teorica del lavoro di Chow che
sottopone sempre a una indagine serrata ogni concetto o testo evocato.
In "La politica dell'ammissione: la forza sessuale femminile", l'incrocio
tra razze e la formazione della comunita' in Frantz Fanon, Chow amplia la
discussione sul nativo in due direzioni: collegando la questione del
soggetto a quella della comunita' e distinguendo, in questo ambito,
l'esperienza femminile da quella maschile. Chow parte dall'idea di Fanon
secondo cui l'uomo di colore, non essendo ammesso come pari nella comunita'
dell'uomo bianco, deve creare una comunita' postcoloniale alternativa alla
colonia. Tuttavia, l'ammissione in una comunita' non dipende solo dalla
razza, e la condizione della donna di colore e' diversa da quella dell'uomo.
Fanon descrive l'uomo di colore come un soggetto offeso e la donna come "un
oggetto con un valore di scambio". Inoltre, le donne di colore non
desiderano altro che diventare bianche: mentre l'uomo e' una vittima
indifesa, la donna e' "una perpetratrice accorta e astuta dei rapporti
sessuali interrazziali" (71); invece di lavorare per la comunita' cerca solo
di uscirne. La donna di colore mostra anche una tendenza in apparenza
contraddittoria: desidera un uomo di colore socialmente inferiore (per es.
con la pelle piu' scura) per soddisfare alcune fantasie sessuali. In ogni
caso, per Fanon l'appartenenza alla comunita' per la donna nera e' basata
solo sul sesso. Se e' riduttivo vedere Fanon semplicemente come un patriarca
maschilista, l'analisi di Chow mostra come la possibilita' di emancipazione
razziale sia pensata, da Fanon, a spese della donna. Quello che Fanon
teorizza e', dunque, solo l'emancipazione dell'uomo di colore. La sua
visione della donna rappresenta la paura per l'incrocio delle razze:
l'agency sessuale femminile puo' impedire la costituzione di una nazione
postcoloniale e favorire invece la formazione di una comunita' eterogenea.
Fanon, prosegue Chow, "come tutti i pensatori uomini rivoluzionari, si
legherebbe al contrario con il 'popolo', che e' la figura che gli da' potere
nella sua competizione tra i sessi per la nascita di una nuova comunita'"
(81).
Con simile incisivita' e facendo ricorso ad un altrettanto sofisticato
apparato teorico, in "Brame fasciste in noi" (1995) Chow disseziona il
funzionamento del fascismo, mentre in "Referenzialita' interrotta: il
post-strutturalismo e l'enigma del multiculturalismo critico" (2002) esplora
le modalita' tramite cui le teorie del multiculturalismo hanno utilizzato i
metodi teorico-analitici post-strutturalisti. Dopo aver riconosciuto le
conquiste di quest'ultimo, Chow critica il connubio col multiculturalismo:
l'abbandono del referente in favore del differimento non puo' essere un modo
efficace per parlare di identita' comunque subalterne.
*
La seconda sezione si apre col saggio "Automi postmoderni" (1992), in cui
Chow analizza i modi tramite cui le femministe hanno affrontato il rapporto
tra moderno e postmoderno, insistendo in particolare sulle differenze tra le
teoriche occidentali e non, e mostrando come nello scenario postmoderno sia
comunque possibile una critica sociale che non sia al contempo un ritorno a
categorie e confini rigidi.
In "Media, materia, migranti" (1993) Chow riflette sulla graduale
sostituzione della registrazione delle percezioni sensoriali (udito, vista)
con la loro digitalizzazione e sul diverso impatto che questo cambiamento ha
sui soggetti di mondi che viaggiano a "velocita' diverse".
In "Una disciplina fantasma" (2001) Chow propone una breve storia
tendenziosa degli studi sul cinema di grande interesse. Dopo una panoramica
sui paradigmi teorici che contraddistinguono la disciplina da Benjamin a
Metz, Chow parla della Feminist Film Theory, la prima esperienza
anglo-americana ad aver riprogettato l'intera disciplina. La FFT ha
combinato lo studio della narrativita' e dell'ideologia con conseguenze che
sono andate ben oltre lo studio del cinema, aprendo la strada allo "studio
delle differenze". Paradossalmente, a questa centralita' si associa la
marginalita' del cinema negli ambiti accademici: proprio perche' il cinema
e' legato a qualsiasi tipo di produzione del sapere, tutti, anche i non
specialisti, lo utilizzano, indebolendo cosi' la disciplina stessa. L'essere
"un oggetto ambiguo di studio con frontiere instabili e aperte" puo' pero'
costituire "il suo piu' interessante futuro intellettuale" (199). Questo,
secondo Chow, puo' avvenire a patto che ci si muova in una direzione diversa
da quella della "politica dell'identita'". In questa epoca tale strategia
rischia di essere regressiva da un punto di vista politico, perche' molti
studi sull'identita' e la differenza di fatto trattano le immagini come
realta'. Le immagini, al contrario, vanno accettate come artificio: Chow
propone di spostare l'attenzione su un terreno piu' complesso, quello "del
rapporto non teorizzato tra l'economia da una parte, e la fantasia e
l'identita' dall'altra" (201). Un buon esempio in questo senso e' la recente
attrazione che europei e americani hanno mostrato per il cinema dell'Asia
orientale.
Evidentemente, il saggio su "M. Butterfly" di David Cronenberg ("Il sogno di
una Butterfly", 1996), che Patrizia Calefato ha intelligentemente inserito a
seguire, e che conclude l'antologia, e' un esempio speculare: qui, e' la
studiosa orientale ad occuparsi di un testo occidentale che, a sua volta, e'
una rappresentazione dell'Oriente. In un'analisi serrata e al tempo stesso
affascinante Chow studia il film di Cronenberg partendo dall'idea che esso
metta in scena la fantasia dell'uomo occidentale per la donna orientale. Ma
la fantasia, nell'accezione di Laplanche e Pontalis, implica un'idea di
soggetto mutevole, in cui cambiano costantemente i ruoli del dominio e della
sottomissione. L'analisi sull'identificazione sessuale e razziale proposta
da Chow si allontana dalle prevedibili letture antiorientaliste o
omoerotiche per insinuarsi nei meandri assolutamente peculiari (e
impossibili da ridurre a modello) dell'incontro tra Oriente e Occidente, tra
uomo e donna, proposti dal film di Cronenberg.
L'elemento che accomuna questo ultimo intervento ai precedenti e che, in
guisa di conclusione, puo' indicare sinteticamente in cosa consiste il
metodo di Chow, riguarda il modo in cui vengono intrecciate le diverse
categorie della differenza. Lo statuto del soggetto e del rapporto io/altro
non possono essere spiegati sommando meccanicamente le varie differenze che
di volta in volta entrano in gioco, poiche', al contrario, il soggetto viene
definito dal conflitto tra le differenze. Questa linea culturalista, meno
conciliatoria e rassicurante di altre, e' la piu' interessante e produttiva
tra quelle emerse nell'era del postmoderno.

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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
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Supplemento settimanale del giovedi' de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
Numero 171 del 27 marzo 2008

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